La procedura di istituzione del Parco Nazionale del Matese, attesa da oltre trent’anni e istituita definitivamente con legge dello Stato 205/2017, è ancora ferma al palo. Dopo quasi sei anni di discussioni in merito il Governo non ha ancora emanato il decreto istitutivo e individuato l’Ente gestore dell’area protetta a causa dei ritardi e della mancata condivisione definitiva delle Regioni interessate.
Per Legambiente, che lotta per istituire l’area protetta fin dalla metà degli anni ’80, il Parco Nazionale rappresenta la risposta adeguata a tutelare e valorizzare il Massiccio del Matese, che si trova a cavallo di due regioni (Campania e Molise) e 4 province (Isernia, Campobasso, Caserta e Benevento) .
Un territorio di estremo interesse naturalistico e a forte vocazione agro-silvo-pastorale e turistica, che fin qui non ha saputo cogliere tutte le opportunità e non ha potuto esprimere le sue vocazioni soprattutto per la mancanza di un soggetto gestore unico, come l’Ente parco nazionale appunto, in grado di garantire alla montagna matesina una gestione innovativa e sostenibile del territorio e della sua ricca biodiversità.
In tutti questi anni l’impegno di Legambiente per la nascita dell’area protetta non è mai venuto meno. E nel 2014 è stata impressa una spinta fondamentale per la nascita del Parco attraverso gli Stati Generali del Matese, organizzati da Legambiente nei due versanti della montagna per animare la discussione e far conoscere le opportunità offerte dall’area ai cittadini, gli operatori e gli amministratori del territorio.
Grazie a questo incessante impegno, nel dicembre del 2017 è stato approvato l’emendamento che ha istituito il Parco nazionale del Matese con la Legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020), e che ne finanziava il primo avvio per 300mila euro per il 2018 e 2 milioni di euro a partire dal 2019.
Sulla base della disposizione di tale legge, la Direzione generale per la protezione della natura del Ministero dell’Ambiente ha affidato a ISPRA il mandato per definire il perimetro e la zonizzazione del Parco nazionale.
Già da settembre 2019 ISPRA ha prodotto una proposta di perimetrazione su cui tutti i soggetti interessati (regioni, comuni, imprese, associazioni e cittadini) hanno discusso e fatte le opportune osservazioni nel corso di una serie di incontri pubblici e in successive audizioni da parte delle Regioni Molise e Campania.
Mentre la Regione Molise ha completato il suo iter di ascolto del territorio e trasmesso le proprie osservazioni ad ISPRA, la Regione Campania continua a ritardare l’iter per la nascita del Parco Nazionale atteso da decenni e fondamentale per conservare questo importante scrigno di biodiversità appenninica.
Oggi si attende che il Ministero ponga una parola finale sul perimetro che per Legambiente dovrebbe comprendere, per il versante molisano, il corridoio di collegamento con il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per tutelare meglio l’areale di presenza dell’orso bruno marsicano, le zone speciali di conservazione e le zone a protezione speciale del versante molisano. Per il versante campano dovrebbe comprendere l’intero territorio dell’attuale Parco regionale che verrà assorbito dal nuovo Ente nazionale, le aree della rete natura 2000 fin qui escluse dal Parco regionale e i corridoi ecologici lungo il Fiume Volturno e gli altri affluenti, l’area beneventana di Guardia Sanframondi e di Monte Pugliano e le aree dei comuni non compresi nel vecchio Parco regionale che oggi, invece, chiedono di aderire al Parco nazionale.
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