La ricchezza di acqua e di suolo del Bacino del Sarno sono la ricchezza e la maledizione della Valle del Sarno. Come dimostrano le fonti storiche, già dal XVII secolo interessi economici, sviluppo della tecnica e burocrazia si sono intrecciati con la qualità delle acque del fiume e con la salute dei suoi abitanti.
Lo sviluppo industriale e demografico della seconda metà del ‘900 ha accelerato in maniera esponenziale lo sfruttamento avventato e irrazionale delle risorse idriche. Come ricorda Legambiente nella pubblicazione FiumeVivo SarnoPulito del 2001: “Già nel 1968, in uno studio condotto dall’istituto di Biologia Generale dell’Università di Napoli, venivano evidenziati i problemi e le cause determinanti.” Le fonti d’inquinamento principali rilevate erano rappresentate da scarichi fognari civili, scarichi industriali e residui di sostanze chimiche usate in agricoltura.
Nell’aprile 2003 fu istituita una Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle cause dell’inquinamento del fiume Sarno, che nella sua relazione conclusiva attestò che “L’intero reticolo idrografico è stato oggetto nel tempo di interventi non sempre commendevoli, quali il rivestimento e/o la tombatura degli alvei e la trasformazione di tratti di alveo in strade, la rettifica di anse, le derivazioni e una serie di sbarramenti utilitari”. Dalle indagini svolte dalla competente Autorità di Bacino risultò che 180 km circa di alvei erano stati trasformati in vie di comunicazione e 98 km circa erano stati tombati, mentre rimanevano allo stato naturale circa il 70% dello sviluppo lineare dell’intero reticolo.
Nel maggio del 2014, una relazione dell’ARPAC (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Campania) sul monitoraggio delle acque superficiali del fiume, presentata alla XII Commissione del Senato, segnalarono ancora un profondo grado di sofferenza del fiume e il persistere di inquinamento da Cromo.
Nell’agosto del 2020, è stato sottoscritto il Protocollo Sarno tra Regione Campania, Ente Idrico Campano e GORI che completa il trasferimento delle competenze a GORI, gestore delle reti fognarie del Bacino del Sarno, e contestualmente individua GORI come soggetto attuatore di tutti gli interventi del programma denominato “Energie per il Sarno”, finanziato con risorse regionali e con risorse del Ministero della Transizione Ecologica e della Mobilità sostenibile.
Il programma “Energie per il Sarno” ha come obiettivi entro il 2025 di:
- eliminare i 113 scarichi fognari non depurati dal Sarno e, più in generale, nei corpi idrici superficiali;
- completare gli schemi fognari dei comuni del bacino del Sarno e dotare oltre il 90% del territorio dei servizi fognari e depurativi;
- ottimizzare gli impianti di depurazione comprensoriali e avviare il processo di trasformazione degli impianti di trattamento in Fabbriche Verdi per migliorare la sostenibilità economica ed ambientale.
Sono previsti un numero totale di 42 progetti, da realizzarsi in 22 comuni, per un importo di finanziamento complessivo di 247,4 milioni di euro. A questi interventi, si sono di recente aggiunti altri 18 milioni di euro provenienti dai fondi PNRR per la rifunzionalizzazione della linea fanghi degli impianti di depurazione di Scafati e Nocera Superiore e finalizzati alla produzione di biometano e cogenerazione da biogas.
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