Nel Vicentino, il più grande impianto di biometano del suo genere d’Europa è anche un modello virtuoso di economia circolare e di gestione delle risorse.
L’impianto di Schiavon, promosso da Iniziative Biometano (Gruppo FemoGas), è gestito da due società operative, Motta Energia e EBS – Etra Biogas Schiavon, di cui sono socie 117 aziende agricole attive nel territorio del Brenta, principalmente nei comuni di Schiavon, Pozzoleone, Bressanvido, e Sandrigo.
La compartecipazione è il suo elemento distintivo. Sono gli allevatori che alimentano quotidianamente l’impianto con 360 tonnellate di letame, liquami bovini e pollina (gli escrementi dei polli), ricevendo in cambio fertilizzante organico naturale per i loro terreni.
L’impianto, costruito dal Gruppo AB di Brescia e da Ies Biogas (Gruppo Snam), produce biogas attraverso il processo di digestione anaerobica, che si compie in assenza di ossigeno alla temperatura costante di 42 gradi. Una piccola parte di questo biogas viene trasformata, attraverso un cogeneratore, in energia elettrica che alimenta l’impianto stesso, senza quindi necessità di prelevarla dalla rete.
Il resto del biogas viene opportunamente filtrato per levare le impurità ed entra nella fase di upgrading dove le molecole di metano vengono separate da quelle di anidride carbonica. Il metano, in tutto e per tutto simile a quello che scorre nei gasdotti, viene raffreddato mediante elio per diventare biometano, il carburante utilizzato da autobus e camion. Ogni anno l’impianto produce 7 mila tonnellate di biometano, quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno annuale di 200 automezzi pesanti che percorrono 100.000 chilometri ciascuno. La componente gassosa, ovvero l’anidride carbonica, viene recuperata e ceduta alle industrie che se ne servono. Il settore alimentare, per esempio, la impiega nelle bibite gassate.
Oltre al biometano, l’impianto produce il digestato. Questo compost è utilizzato, nella sua frazione liquida azotata, per concimare i campi delle stesse aziende socie, e nella frazione solida per la concimazione di precisione in viticoltura, in floricoltura e in orticoltura. Il digestato viene dunque restituito alla campagna in alternativa ai concimi chimici, contrastando la desertificazione dei suoli e contribuendo a preservare la purezza della falda acquifera. Da Schiavon ne escono 250 mila tonnellate l’anno e a beneficiarne sono circa 10 mila ettari di campagna.
Per questi motivi l’impianto di Schiavon è considerato un modello non solo di transizione ecologica verso le energie rinnovabili, ma anche di agroecologia.
Foto e video di David Fricano / ephoto
Sorry, no records were found. Please adjust your search criteria and try again.
Sorry, unable to load the Maps API.