Circolarità, innovazione tecnologica, impegno sociale, e importanza di fare rete tra aziende, consorzi e impianti. Sono i pilastri di “Da Chicco a Chicco”, il progetto di economia circolare di Nespresso per dare una seconda vita alle capsule esauste di caffè e trasformare un chicco di caffè in un chicco di riso. Nato nel 2011 grazie a una convenzione con CIAL (Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio), Utilitalia e CIC (Consorzio Italiano Compostatori), è il primo sistema lanciato in Italia per il recupero e il riciclo delle capsule in alluminio.
“Da Chicco a Chicco” permette ai clienti di riconsegnare le loro capsule esauste in alluminio nell’apposita area recycling presente all’interno delle boutique Nespresso o nelle isole ecologiche partner dell’iniziativa, oltre 150 punti di raccolta in 80 città italiane. Una volta recuperate dalle aziende di gestione del servizio di raccolta differenziata, le capsule esauste vengono inviate per la lavorazione e il recupero presso un impianto a Gavardo, in provincia di Brescia, dove l’alluminio viene separato dal caffè.
Nell’impianto Garm – Gavardo Recupero Metalli, specializzato nel recupero di nuove materie prime e nella lavorazione delle capsule in alluminio, avviene il trattamento e la separazione dei due materiali che compongono la capsula esausta. L’alluminio è destinato alle fonderie per avviare il processo di riciclo che lo trasformerà in nuovi oggetti come penne, biciclette, coltellini. Il caffè esausto, invece, viene inviato in un impianto di compostaggio, trasformato in compost e, successivamente, ceduto a una risaia in provincia di Novara. Il riso prodotto grazie a questo concime naturale viene poi riacquistato da Nespresso e infine donato al Banco Alimentare di Lombardia, Lazio, Piemonte e Puglia.
Dal 2011 sono state recuperate quasi 10mila tonnellate di capsule in alluminio esauste che hanno permesso di generare nuove risorse: oltre 570 tonnellate di alluminio, oltre 5.000 tonnellate di caffè esausto e più di 5.000 quintali di riso, equivalenti a circa 5 milioni di piatti destinati a chi ne ha più bisogno.
L’impianto Garm di Gavardo (BS)
“Da Chicco a Chicco” consente ogni anno di recuperare e riciclare l’alluminio e il caffè esausto delle capsule Nespresso. Questo procedimento avviene nell’impianto Garm – Gavardo Recupero Metalli a Gavardo, in provincia di Brescia. Qui le capsule esauste vengono stoccate per essere poi avviate a riciclo attraverso la piattaforma di trattamento di Garm, che ne consente il recupero tramite l’utilizzo di due principali sezioni, all’interno delle quali le diverse frazioni presenti nei materiali raccolti vengono separate (metalli ferrosi e non ferrosi, frazioni leggere, scarto organico).
Nella prima fase del processo, con una pala gommata le recycling bag vengono trasportate all’interno della tramoggia di carico e raggiungono un pre-macinatore, dove due rotori a lame tagliano i sacchetti e le capsule contenute. In questa fase, un operatore elimina manualmente i sacchetti lacerati dal pre-macinatore in uscita dal nastro, in modo da alleggerire l’alimentazione al primo mulino e consentire ai sacchetti di essere avviati al riciclo per il recupero della plastica.
Una volta tagliate, le capsule vengono avviate alla fase di setacciamento sulla base delle dimensioni. Il materiale più fine, cioè il caffè, attraversa la rete e raggiunge il box sottostante. Quello più grande che non oltrepassa la rete, l’alluminio, viene macinato nel primo mulino e prosegue il percorso sul nastro di risalita per raggiungere il separatore ad induzione, che ha il compito di separare l’alluminio dal resto del materiale grazie alla forza di repulsione esercitata da un campo magnetico generato dalla rotazione di tamburi.
Grazie a un nastro per la raccolta dell’alluminio, il materiale viene poi caricato nel secondo mulino, che effettua una macinazione e che permette al materiale più leggero di essere aspirato e caricato su un vibrovaglio grazie a una coclea. Qui avviene la separazione del materiale e il ricircolo continuo, fin quando non viene raggiunta la dimensione necessaria per continuare il regolare percorso nell’impianto.
A questo punto, il materiale viene caricato su altri due mulini, dove avviene una frantumazione più precisa che permette di ridurre ulteriormente il volume del materiale, fino a raggiungere la dimensione desiderata. Il materiale viene infine ulteriormente processato, separando l’alluminio dalla plastica ancora presente sfruttando il diverso peso specifico: il materiale più leggero, la plastica, si muove verso il basso, mentre quello più pesante, l’alluminio, risale la tavola. Il granulato di alluminio è ora un “prodotto finito” e, attraverso una coclea, viene confezionato in grandi sacchi che saranno inviati agli impianti a cui è destinato.
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