Nella città di Milano il riscaldamento domestico è responsabile di gran parte delle emissioni inquinanti e climalteranti. Vivere in un casa energeticamente efficiente significa quindi risparmiare in bolletta, migliorare la qualità della propria vita domestica, aumentare il valore dell’immobile in cui si abita e contribuire a rendere più pulita l’aria della città.
Ma affinché le potenzialità della riqualificazione energetica di un edificio siano sfruttate a pieno non è possibile prescindere da chi lo abita, dalle sue esigenze, conoscenze, abitudini e comportamenti: il coinvolgimento dei condòmini sia prima che dopo la realizzazione degli interventi può svolgere un ruolo cruciale, come suggeriscono le esperienze di “Sharing Cities“ ed “EnerPOP“, realizzate a Milano tra il 2016 e il 2021. Entrambi i progetti hanno coinvolto una molteplicità di attori, sia pubblici che privati (tra cui Comune, Legambiente e Politecnico di Milano, oltre che aziende di riqualificazione e impiantistica), portando un approccio multidisciplinare e valorizzando una varietà di competenze.
Il progetto “Sharing Cities“, finanziato dal programma Horizon 2020, ha proposto un percorso di accompagnamento dei condòmini agli interventi di riqualificazione energetica, che hanno interessato cinque edifici dell’area sud-est di Milano. Il percorso ha compreso momenti di co–design degli interventi con un gruppo attivo di condòmini e incontri informali di condivisione e confronto all’interno di ciascun condominio. Al termine dei lavori è stato consegnato il manuale Vivere bene in una casa energeticamente efficiente per informare sulle nuove caratteristiche e prestazioni dell’edificio, sulla corretta gestione dell’abitazione e sui comportamenti da tenere per valorizzare gli interventi realizzati.
Sono proprio i comportamenti dei condòmini l’oggetto dello studio realizzato all’interno del progetto del Politecnico di Milano EnerPOP (Energia Popolare), finanziato da Polisocial Award 2017, che si concentra sul miglioramento delle condizioni abitative delle fasce deboli. Il caso studio è un edificio popolare nel quartiere periferico di Rogoredo, in via Feltrinelli 16, composto da 153 alloggi abitati da circa 500 persone, per la maggior parte anziani italiani e famiglie immigrate.
L’edificio è stato oggetto di una riqualificazione profonda ed è stato dotato di sistemi di monitoraggio dei consumi energetici e di alcuni parametri legati al comfort termico. Dall’analisi dei dati raccolti è emerso un divario dell’80% tra la prestazione energetica prevista in fase di progettazione e la prestazione effettiva (si tratta del diffuso fenomeno dell’energy performance gap). Lo studio ha evidenziato che il gap dipende da diversi fattori legati ai comportamenti: come siamo abituati a gestire il riscaldamento, la nostra percezione del comfort termico, le competenze nell’utilizzo dei dispositivi tecnici e il modo in cui organizziamo la routine domestica.
Emerge quindi la necessità di un approccio multidisciplinare nella progettazione della riqualificazione energetica che tenga conto, oltre che degli elementi tecnici e infrastrutturali, delle caratteristiche di chi abiterà gli edifici riqualificati: integrare la dimensione sociale significa contribuire a massimizzare l’impatto di un intervento di efficientamento energetico e a limitare il fenomeno dell’energy performance gap.
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